giovedì 6 giugno 2013

Inceneritore, autorizzazioni mancanti e lavori incompleti: una lettera per fermarlo

L’ultima speranza per non vedere del fumo uscire dal camino dell’inceneritore il 29 aprile (leggi) è in una lettera. Anzi, in ‘un’osservazione‘, come previsto dal decreto legge 133 del 2005 “in materia di incenerimento dei rifiuti”. ‘Chi sa parli ora o taccia per sempre’, sembra dire il decreto. E allora l’avvocato Arrigo Allegri, nemico storico del forno, parla, ma soprattutto scrive.

Il contenuto è eloquente: ‘elenco di irregolarità che sembrano impedire il preannunciato avvio dell’impianto’. Dieci punti, dieci dubbi che dovrebbero far drizzare le antenne non solo al Comune (con la lettera indirizzata a sindaco, assessore all’ambiente e all’urbanistica e dirigenti) ma anche alla Provincia, al procuratore Laguardia e alla sostituta Dal Monte, all’Arpa e all’Ausl.

Tra le irregolarità spicca la questione delle autorizzazioni. “Con nota indirizzata a Comune di Parma e Provincia – si legge – l’8 aprile Iren ha comunicato l’inizio delle attività affermando che l’Aia (autorizzazione integrata ambientale, ndr) sostituisce ogni altra autorizzazione, visto, nulla osta o parere. Ma non è così. Un impianto assentito con Aia deve ottenere l’autorizzazione all’esercizio. Non basta una comunicazione.”

Sia questa comunicazione, che quella del 13 marzo 2013, in cui Iren comunicava “l’inizio della prima fase di prova incenerendo rifiuti” non ha avuto “la pubblicità prescritta” per legge.

Lo stesso vizio che Allegri ravvisa anche per le valutazioni della Commissione di collaudo: “La pubblicità è necessaria perché sono informazioni connesse all’esercizio. Traspare che nemmeno il Comune di Parma sembra conoscerle.”

C’è poi la questione del certificato di conformità edilizia e di agibilità; certificato la cui competenza “spetta al Comune”, contraddicendo quanto il sindaco aveva dichiarato a Il Mattino di Parma (leggi).

Una questione semplice semplice: “Il rilascio del certificato avviene su comunicazione di fine lavori presentata dal soggetto interessato (e non su richiesta della Provincia). Ed i lavori non sono finiti, visto lo stato del cantiere.

“Si ribadisce poi – continua l’avvocato nella sua lettera – che ove ritenga decaduto il permesso di costruzione, implicato nella procedura di Via (valutazione d’impatto ambientale, ndr) se ne deve pronunciare la decadenza.” Un concetto su cui Allegri torna una seconda volta, in maniera ancora più marcata, chiedendo “la valutazione se si sia verificata la decadenza del permesso di costruzione che, se si è verificata, deve essere pronunciata.”

“Infatti la sentenza del Tar Parma, passata in giudicato, è chiara nell’affermare l’esistenza di un permesso di costruzione implicitamente formatosi. E, per tale circostanza, l’opera in questione è privata. Inutile rilevare che tale decadenza impedirebbe il rilascio del certificato di conformità edilizia e agibilità. Né può tralasciarsi il tema della mancata riscossione degli oneri in relazione al permesso.”

Senza il certificato “la sola Provincia non può consentire l’attivazione dell’impianto.”
La conclusione è una puntura avvelenata contro Iren e la sua corsa ai milioni dei certificati verdi: “La stampa ha evidenziato la necessità che il termovalorizzatore venga messo in esercizio anche per assicurare il promesso beneficio dei certificati verdi fin dal mese di aprile

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